Rinasce dalla cenere piazza San Nicolò degli Scalzi

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Proseguono i restauri per il palazzo del Barone della Tavola in piazza San Nicolò degli Scalzi alla Kalsa, alle spalle del palazzo del principe di Sant’Elia. E’ in via di definizione l’ala destra, mentre sul corpo centrale sono state applicate le imposte:



Sempre in piazzetta San Nicolò degli Scalzi alla Kalsa prosegue il recupero di questo bell’edificio settecentesco. Si sta già procedendo alla pittura delle facciate:

prima dell’allestimento dei ponteggi:

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26 Thoughts to “Rinasce dalla cenere piazza San Nicolò degli Scalzi”

  1. Argo

    E’ bellissimo, sono commosso.

  2. Veramente bello, peccato come al solito non vedere un’illuminazione adeguata e la piazza sgombra dalle auto.
    Ma sarebbe utopistico obbligare chi restaura a dotare la facciata di un’illuminazione che ne valorizzi la storicità e gli aspetti architettonici?

  3. Che bello. C’è da andarne fieri! Che attrattiva.

    ….Il solito carrozzone nel centro storico che viene restaurato invce di essere buttato a terra.

    A Palermo conserviamo troppi immobili. Nel 2100 questa città sarà tale e quale al 1900. Non c’è progresso, ne attenzione alle esigenze evidenti della collettività.

  4. eddy

    Sono d’accordissimo con AlbertoDaidone! Finalmente una persona che la pensa come me. Premetto che il restauro è riuscito molto bene, meglio averlo così che disastrato…
    Sarò un pò controcorrente però penso che a Palermo si restaurano troppo immobili. Palermo è piena di palazzi nobiliari, chiese, ecc… Restaurarli tutti mi sembra eccessivo. In minima parte, quelli messi peggio, o difficili e costosi da recuperare, si potrebbero abbattere e costruire altre centinaia di cose, come piazze, spazi verdi, punti di incontro, parco giochi, isole pedonali, teatri ecc… E si potrebbe “liberare” il centro storico dalla monotonia delle viuzze strette…
    E’ vero che il centro storico di Palermo è il più grande d’Europa e unico al mondo, ma proprio per questo bisogna guardare anche al futuro. Ho potuto notare metropoli europee come Barcellona, Parigi, Londra, che sanno fondere il cuore della città vecchia, con l’architettura contemporanea. Rimodernare l’urbanistica e sfruttarla al massimo per servizi, turismo e mobilità. E’ vero che magari è un discorso surreale da affrontare a Palermo, però io noto questa particolarità di agire, senza pensare al futuro e alla funzione dello spazio. A palermo, ma anche a livello nazionale si ha paura di rimodernare le città, di renderle preparate per quello che accadrà domani. Vedi Milano per il progetto dei grattacieli per l’EXPO2015. Fortemente criticati dai grilliani, dagli ambientalisti e dai verdi ed altri. Ma perchè? Basta visitare Londra, e ci si rende conto che le nuove strutture, abbattendo le vecchie, possono dare solo benefici e nuova linfa ai centri storici italiani, la capitale inglese ha grattacieli che si affacciano sul Tamigi, palazzoni immensi nelle vie principali, un megaschermo con pubblicità permanente su Picadilly Circus…
    Oppure pensare alla creazione del Center Pompidou, dove il presidente francese ordinò tramite l’abbattimento di un palazzo storico in Rue Beaubourg, centralissima via di parigi a 2 passi da Notre Dame, una nuova struttura assolutamente innovativa in campo architettonico in contrasto con l’immenso patrimonio artistico parigino ma che si sposa perfettamente nella sua funzione di museo di arte moderna e contemporanea, bibblioteca, e dove vi sono grandi spazi interni da gestire come meglio si vuole… Tra l’altro progettato da un architetto italiano (Renzo Piano).
    In Italia manca l’innovazione, e a Palermo manca pure la competenza dell’amministrazione comunale e regionale per far concorrere la città con le altre città europee…

  5. MAQVEDA

    Punti di vista. Io sono per la tutela, se devo rivoluzionare qualcosa, mi concentro sulle zone moderne e le periferie anzichè buttare a terra il centro (rifacendomi ad una utopica idea di città tutta centro e tutta periferia, perchè il bello deve essere prerogativa del centro?). Lo spazio non manca le zone degradate e da recuperare realizzando edilizia contemporanea di pregio nemmeno, non vedo perchè demolire per il puro piacere della sostituzione moderna, di sacco edilizio dovremmo averne abbastanza (e lo chiamo sacco per un semplice motivo, una demolizione deve sempre essere motivata, se invece la si fa perchè il moderno mischiato all’antico fa figo allora è mera speculazione, brigantaggio del peggior tipo e si ritorna ne più ne meno ai tempi del Sacco di Palermo).
    Milano, non la prendo come esempio da seguire, hanno distrutto una città, non ha più identita, è la più globalizzata delle città italiane, avrebbe potuto essere quello che è oggi tutelando benissimo quello che era una volta, integrandolo al nuovo, hanno nascosto diestro smanie di modernità un disastro ben peggiore di quello che ha coinvolto Palermo nei decenni passati.
    Attenzione, io voglio l’innovazione, vorrei anche bei quartieri contemporanei a Palermo (la proposta di riqualificazione con torre a Notarbartolo mi ha fatto sognare) voglio l’architettura moderna, quella vera che trovi nelle più belle città d’Europa, ma giù le mani dalla città vecchia, una cosa non esclude per nulla l’altra.
    Io proporrei demolizioni a tutto spiano nella Palermo sud, che andrebbe nuclearizzata e ricostruita, oppure per rimanere entro le mura demolirei tutti quegli orrendi caseggiati popolari nella parte alta dell’Albergheria (le zone intorno via Mongitore e Cadorna per intenderci) per realizzare dei quartieri veramente contemporanei entro i quali integrare i brani di tessuto storico sopravvissuto. Possiamo discutere sull’opportunità o meno del ripristino tipologico e filologico piuttosto che una nuova edificazione moderna (come all’area Quaroni per esempio), ma non parliamo di demolizioni.
    La “fossilizzazione” delle città è una teoria alla quale non credo. Troppi fattori contribuiscono al cambiamento delle forme di una città, che vanno al di là della volontà umana. In più questa teoria sarebbe valida solo in un caso, se io e tu e gli esseri umani in genere vivessimo in eterno (allora che noia vedere sempre tutto uguale per millenni). Se nel 2100 Palermo potrà ancora sfoggiare un centro storico ben tenuto (come spero tutta l’Italia) allora sarà solo un bene per le generazioni future e per l’eredità culturale che avranno ricevuto, nessuno ha il diritto di privarli di questo. In caso contrario in quanto fautori di una dissennata distruzione, credimi, i posteri ci odierebbero, un pò come oggi in tanti, veramente e con tutto il cuore, sperano che Don Vito Ciancimino stia buciando all’inferno.
    Spero siano chiari i punti in cui il mio e il tuo pensiero si avvicinano e dove si allontanano, detto questo sottolineo che sono sempre punti di vista e che il mio discorso è esposto con il massimo della tranquillità;)

  6. MAQVEDA

    @Albertodaidone, dal clima che si respira in città negli ultimi 15 anni, tutto mi sento di dire, ma non che la reale necessita della collettività sia quella di non tutelare e recuperare il centro storico.

  7. Nio

    E’ incredibile ma cose si fà anche a criticare un restauro del genere…c’è i muoriri…un consiglio agli amministratori, mettete qualche faccina allegra e qualche colore negli articoli perchè sinceramente acchiana la depressione in ogni discussione di qualsiasi cosa si parli, foss’anche la notizia che distribuiscono soldi gratuis, non manca la solita sfilza di pessimismo e di ipercriticità di qualcuno (più di uno), ma dico io siete in grado di guardare alla vita con un minimo di ottimismo e di spirito costruttivo?….poi ci lamentiamo del nostro atavico senso di rassegnazione, per forza cu stu spirito!!!!….scusate lo sfogo.

  8. Antonio Beccadelli

    Da quel che si capisce dalle foto (mi riprometto di andare a vedere “personalmente di persona” per dirla alla Camilleri) mi pare un ripristino (ché di questo si tratta non di restauro) piuttosto ben fatto. Resta tuttavia aperta la questione se sia accettabile un evidente “falso storico” o se, invece, sia meglio procedere ad una diversa utilizzazione delle aree “disastrate”.

    In ogni caso per quanto riguarda piazza San Nicolò degli Scalzi non mi sarebbe sembrato appropriato un palazzo “moderno” stile, ad esempio, “hotel Politeama” (uno “sgorbio architettonico” quasi all’angolo del già disastratissimo Viale della Libertà). Semmai nel ripristino in questione non avrebbe stonato qualche “inserto” moderno come, ad esempio, è stato fatto collocando dei parapetti positivamente non banali in un palazzetto ricostruito in piazzetta Sant’Eligio (in prossimità di piazza San Domenico). Forse si poteva “osare” quantomeno nell’ala destra dell’edificio.

    Rispetto al ripristino di Palazzo della Tavola ho una curiosità (spero che qualcuna/o sappia/voglia rispondermi): perché non sono state eliminate le evidenti superfetazioni sopra la cimasa di coronamento dell’edificio? Mi riferisco a quei “pseudotorriini” sommitali colorati di bianco. Hanno, forse, più di 150 anni e sono, dunque, ormai storicamente acquisiti?

    Ringrazio per l’attenzione.

  9. MAQVEDA

    @Antoniobeccadelli, il problema è forse una confusione che si fa tra le parole ripristino e restauro, almeno credo. Il palazzo del barone della Tavola non è assolutamente un ripristino, è stato solo restaurato, era molto degradato, ma nelle volumetrie intatto, le due strutture sopra il cornizione con tutta probabilità risalgono alla fine dell’ottocento, tardi tardi primi novecento, quindi per questo non sono state eliminate. Sulla questione dei ripristini, come dicevo a eddy, è leggittimissimo, a mio dire, discutere della loro opportunità o meno, caso completamete differente da una gratuita demolizione, visto che per un ripristino si presuppone un’area vuota o semivuota (ho infatti accennato al caso dell’area Quaroni).
    Comunque anche il palazzetto a piazza Sant’Eligio non è un ripristino, esisteva anche lui, degradatissimo ma intatto, e ho notato anche io quelle belle ringhiere contempoanee al posto di una banale riproposizione di quelle perdute.

  10. grillo79

    maqueda sindaco

  11. MAQVEDA

    spero non sia ironico;-)

  12. Caro Maqueda,

    io so che la collettività apprezza i restauri, ma la collettività sa che una città più dinamica produce più reddito? Che dei collegamenti più veloci consentono di lavorare e commerciare di più e meglio? Che questo di più e meglio può aiutare a risolvere molti dei problemi della città?
    Scrivo ciò perché questo portale ha spesso battuto sulla questione auto in doppia fila, o quelle parcheggiate su marciapiedi, o lungo le strisce pedonali; ha parlato di traffico e inquinamento, di mezzi pubblici e progetti vari.
    Io sposo al 100% Amattire, la vostra posizione PRO cordoli spartitraffico, adversus auto in doppia fila e varie, ma sai qual è il problema? Che quando vado a chiedere ad un commerciante, in “tempi di pace”, perché ci sono tutte queste auto posteggiate in maniera a dir poco ingombrante e perché loro le tollerino, o perché si è tanto ostili ai cordoli, la risposta è sempre la stessa: “Qua c’è gente che deve lavorare; noi dobbiamo lavorare”!
    Puta caso è la stessa risposta di chi per lavoro passa lamentandosi per le stesse strade e invece di percorrerle in 2 minuti, ne impiega 20: “le strade dovrebbero essere libere perché dobbiamo lavorare”.

    Credo che la città meriti una risposta ad entrambe le esigenze: i politici dovrebbero trovare una sintesi a questi problemi.

    Ci provano le associazioni e i comitati.
    Ci provate anche voi, che siete tra i migliori, ma consentimi: è un po’ contraddittorio pubblicare quotidianamente critiche più che condivisibili contro i mali alla mobilità di questa città, che si annidano prevalentemente nel centro storico (io tra le righe su ho ricordato alcune problematiche segnalate in via roma, via maqueda, corso finocchiaro aprile e corso Tukory) e il giorno seguente giubilare la circostanza per la quale lo stesso centro storico ha guadagnato nuove prospettive di vita, non modificando nulla della propria infrastruttura, lasciando tutto com’è. Tutto sembra essere destinato a rimanere uguale ancora per lungo tempo.

    Ben vengano i grandi gruppi da fuori ad aprire grandi centri commerciali a Palermo, così i commercianti palermitani falliscono e siamo tutti… contenti; magari riusciamo a liberare corso finocchiaro aprile dalle auto in doppia fila.

    Ovviamente, la mia è una provocazione ma non riesco a non pensare a Palermo, che sto vedendo vivere e a tratti splendere nei suoi restauri, e ai palermitani, che, invece, stanno morendo. I numerosi comitati di commercianti che stanno nascendo per la città sono una prova schiaccianti delle difficoltà che questa città vive.

    Sono sicuro che questa piazza San Nicolò degli Scalzi sia un paradiso; magari se ci vado piace pure a me. Non la conosco.

    Spero che tu abbia capito ciò che voglio scriverre o quanto meno riconoscere tra queste righe la mia buona fede.
    Io non voglio parteggiare per questa o quella classe, questo o quell’interesse. Ho la mia visione e l’ho espressa.

    Secondo me, Palermo ha un drammatico bisogno di rinnovare profondamente, oppure la trasferiamo da un’altra parte. I palermitani emigrano già da un bel po’.

  13. MAQVEDA

    Tutto giusto quello che dici tu, ma con la città vecchia ha poco a che fare permettimi. Non vedo quale sia il nesso tra il commerciante che si lamenta e l’idea di demolire un centro storico solo perchè altrove lo fanno, io leggo solo di malcostume diffuso e strafottenza oltre che vera e propria vastasaggine palermitana, e non è eliminando questa chiesa o quel palazzo barocco che risolvi il problema. Fuori dall’Italia concedimi, non hanno e non si creano di questi problemi perchè il patrimonio storico artistico italiano se lo sognano. In una città moderna, europea, tutta questa parte sarebbe già stata chiusa al traffico, servita da infrastrutture e pacheggi, non demolita solo perchè i palermitani al volante possano avere la vita facile, per fortuna follie che si facevano nell’ottocento oggi non si fanno più. Mi spiace, non sono daccordo su questo punto e non lo sarò mai (e neanche lo stato italiano visto che la normativa vigente non permette scempi del genere). Per quanto mi riguarda non è per nulla contraddittorio parlare delle auto in doppia fila un giorno e dei restauri il giorno dopo, anzi se dovessimo farla completa allora dovremmo gridare lo schifo di piazze e vicoli bellissimi di Palermo che ancora oggi sono utilizzati come parcheggi a cielo aperto, cosa che in tantissime città italiane (non bisogna poi andare troppo lontano) non si fa più da tempo. La civiltà di un popolo si misura nella sua capacità di fare i conti con il suo passato, di tutelarlo, di amarlo. Se operi demolizioni, non hai risolto il problema, l’hai solo evitato. Ci sono città che pur di recuperare la loro identità hanno optato per interventi assurdi di ripristino totale dal nulla (vedi Dresda) e noi che abbiamo un centro intatto lo dovremmo eliminare? se il problema sono i parcheggi, se il problema sono le strutture, i parcheggi e la metropolitana che mancano, lamentiamoci di quello. Ma poi non capisco, c’è gente che viene da tutta Europa per vedere le nostre bellezze, non ci rendiamo conto che questi restauri (al di là del valore artistico degli edifici restaurati) portano SOLDI? ma nessuno ci arriva? abbiamo una miniera d’oro sotto il naso e dovremmo demolirla? nessuno pensa ai grandi risvolti positivi che la città ne avrebbe? risvolti per me di gran lunga più importanti dell’automobilista bloccato nel traffico, una buona scusa per prendere il mezzo pubblico e inquinare di meno, questa è vera civiltà.

  14. I turisti che arrivano in città sono nicchia… mi dirai giustamente anche per la scarsa organizzazione e valorizzazione del territorio.
    Nessuna grande società occidentale ha mai fondato la propria ricchezza sul turismo.
    Però voglio aggiungere e concludere con un fatto: io non ho affermato di voler abbattere chiese e palazzi storici. Ripeto di non sapere cosa e dove sia questa piazza san nicolò ma credo proprio che recuperare o restaurare il 100% del centro storico sia un grosso mortale errore, pur con tutte le buone intenzioni e la genuinità e l’onestà culturale che ci si possono mettere.

    Ricordati questa questa conversazione.

  15. MAQVEDA

    Certo, una conversazione così surreale non è facile da dimenticare. Allora se di demolizioni non si parla, posso dirti francamente che non ho capito cosa vuoi dire. Mi spiace, sarò de coccio io.

  16. grillo79

    @Maqueda e AlbertoDaidone
    ritengo indubbio che, come dice maqueda – che tra parentesi ho definito “sindaco” in modo buono e non x paragonarlo a “cattivi esempi” – il centro vada STRASALVATO

  17. Argo

    Alberto, più leggo i tuoi interventi meno ti capisco.
    “Nessuna grande società occidentale ha mai fondato la propria ricchezza sul turismo” dici, come la mettiamo con la Francia allora? E’ il paese più visitato ed il turismo è una delle sue industrie più fiorenti. Italia e Spagna seguono a ruota liera (in Europa) ed anche in questi paesi il turismo frutta milioni e milioni di euro.
    Intere città di questi tre stati sono state ricostruite interamente dopo l’ultimo conflitto mondiale ed i loro centri storici ripristinati integralmente.
    Hai idea di come fosse ridotta Firenze ad esempio? Lo stesso campanile di S. Marco a Venezia è crollato il secolo scorso ed è stato immediatamente ricostruito.
    I centri delle città d’arte devono essere tutelati a mio parere, anche con il ripristino tipologico o filologico, saranno pure falsi storici ma è ciò che ci serve.
    C’è spazio nelle periferie per le sperimentazioni delle audaci opere figlie dell’architettura contemporanea. 😉

  18. grillo79

    perchè è sia fonte di ricchezza economica per gli introiti legati al turismo che non è poi così di nicchia come dice Alberto (io vedo in giro turisti di tutte le fasce d’età, razza, cultura) e fonte di ricchezza culturale di una città e un popolo che (aimè) di cultura non ne masticano poi tantissima…
    ovunque ci invidiano centri storici e vogliamo cambiarli x far muovere meglio merci e persone??? nelle nazioni civili avremmo un centro come un gioiello (andete a quardare Bruge in Belgio x esempio o le città tedesche, olandesi, scandinave)
    e non è che in questi luoghi manchino rapporti commerciali o mobilità delle genti, tutt’altro
    solo che hanno saputo coniugare vivibilità urbana, salute, economia

    o mi sbaglio?

  19. Antonio Beccadelli

    Concordo – in massima parte – con gli interventi di MAQUEDA. Rispetto al cosiddetto ripristino (cioè, ci siamo intesi, l’intera ricostruzione di un manufatto in gran parte perduto o irrecuparabile) “filologico” ho, però, più di qualche dubbio.

    Ad esempio, per citare ancora una volta l'”area Quaroni”, penso che sia un po’ “folle” ritenere di di potervi ricostruire sopra “filologicamente” la bombardata chiesa di S. Croce e annesso cimitero cinquecentesco; d’altronde anche l’idea di edificarvi un palazzo “ipermoderno” dalle sconsiderate (e “palazzinare”) volumetrie non mi parrebbe granché (nel caso in ispecie, l’unica cosa sensata sarebbe – a mio modestissimo avviso – consolidare ed evidenziare i pochi resti dell’edificio di culto citato e aprire alla pubblica fruizione tutta l’area sistemandola “a verde”).

    Diverso sarebbe, invece, per fare un altro esempio, il restauro (o ripristino?) filologico della semifacciata destra di Palazzo Ugo delle Favare in piazza Bologni, con l’unica accortezza di rendere (anche cromaticamente) percepibile la differenza fra il “nuovo” e l’originale.

    Esprimo, in ultimo, per quel pochissimo che può valere, il mio totale dissenso rispetto a chi vede in un intelligente recupero del particolarissimo centro storico di Palermo un ostacolo alla “modernizzazione” della città. Vuoi vedere che anche gli anni del “sacco edilizio” (anni ’50-’70) e la pianificata distruzione di tantissime costruzioni in Stile Floreale sono state opera di illuminati, ancorché incompresi, mecenati?

  20. Non riuscirei mai ad essere più chiaro di come sono stato. Certo non sono un professore, ma penso che tra noi ci sia una netta differenza culturale.

    Aggiungo solo un dato. In paesi come Francia o Italia il turismo contribuisce al pil di questi paesi in una percentuale che gira attorno al 5%. In Grecia o in Spanga la percentuale sale un po’ … ma li infatti c’è una disoccupazione che non ha paragoni nel resto d’europa e un industrializzazione molto più limitata.

    Mi dispiace non essere stato capito, ma mi è rimasta una curiosità: in questa città i soldi come intendete portarla? Perché alla fine il succo del mio discorso è quello e io credo che un centro storico troppo “annegliato” sia una grossa penalità… ripeto… a meno che non trasferiamo banche ed uffici altrove.

  21. Maqueda, sei un grande 😉

  22. MAQVEDA

    @Alberto, su questo punto sono daccordo, con te, ma le soluzioni che proporrei sono differenti. Il centro storico, proprio per la sua struttura, per la sua trama di vicoli e vicoletti medioevali, piazze raramente ampie, con pochi viali degni di essere definiti tali per una questione di ampiezza e lunghezza (solo 3), poco si presta a contenere un eccessivo numero di servizi. Non mi riferisco a banche o attività commerciali, che difficilmente immagino aprirebbero distanti da via Maqueda, corso Vittorio Emanuele e via Roma, ma alle centinai di uffici regionali, provinciali e comunali che sono ospitati in poco adeguate sedi storiche. Il risultato è che il centro già di per se congestionato da auto e attività di vario tipo, si ritrova sommerso dalle auto dei vari assessori (eclatante il caso di piazza Pretoria e Bellini) e impiegati di vari uffici, con buona pace di residenti e di chi per vari motivi giornalmente fruisce della città vecchia. La soluzione qual’è? Creare il tanto discusso centro direzionale della Regione Siciliana in modo da dirottare tutti questi uffici (con relativi impiagati e relative macchine, e non credo siano pochi) nel cuore moderno della città, dove vuoi o non vuoi la viabilità è di ben altro livello, ben più adatta a sostenere grandi afflussi di mezzi e persone e lasciare al centro storico attività meno di “massa”. Sarei daccordo solo a mantenere le storiche sedi di palazzo delle Aquile e palazzo Comitini, poi tutti via. Io sono convinto che razionalizzare questa città non è impossibile, bisognerebbe solo avere persone capaci tra chi ci governa.

  23. Athon

    Quoto MAQVEDA senza alcun dubbio. Sottoscrivo tutto quello che ha detto. A Londra, solo per fare un esempio, se lo sognano il centro storico di Palermo o di altre città d’arte d’Italia. Non è un caso che il nostro Paese sia quello con il maggior numero di patrimoni dell’Umanità riconosciuti dall’Unesco. Aggiungo, per chi non ne fosse al corrente, che la Sicilia è la regione d’Italia più presente nella lista stilata dell’Unesco, a pari merito con la Toscana. Con molta probabilità raggiungeremo il primato assoluto perchè da qualche anno è in discussione anche l’eventualità di iscrivere il centro storico della città di Palermo, e numerosi monumenti del trapanese: Erice, Mothia e Segesta (le terre degli Elimi), nonchè il Castello della Colombaia di Trapani e il sito geologico Scala dei Turchi.

  24. Athon

    L’identità di una città va preservata e potenziata negli aspetti positivi. Non condivido il pensiero di chi guarda ad altra città come modello assoluto. A Palermo costruirei pure i grattacieli e mi entusiasmerei se vedessi sorgere quartieri ultramoderni, però il CENTRO STORICO E’ SACRO. Come MAQVEDA sarei d’accordo per esempio a demolire tutti i palazzoni dell’area sud della città, amaro frutto del Sacco di Palermo.

  25. MAQVEDA

    Dimenticavo, per me il Center Pompidou è orribile. Gli edifici moderni che trovo belli sono ben altri.

  26. palermo88

    all’interno di una città antica molto più di roma e piena di storia… di popolazioni che si sono susseguite nel corso della storia non si possono materialmene costruire dei grattacieli moderni
    1)perchè sarebbe di cattivo gusto
    2)risuterebbe poco armonioso
    3)i coni d’ombra che genererebbe un grattacielo di 60 piani sull’intero centro storico.
    ma poi è come dire di costruire una grattacielo accanto al colosseo,a piazza san marco, perchè no magari adiacente alla torre di pisa in piena piazza dei miracoli ma ve lo immaginate?
    andrebbe fatto un riqualifica delle aeree degradate.
    va inoltre ricordato che Barcellona prima delle olimpiadi o mondiali non ricordo esattamente era una città abbandonata a se stessa
    che Parigi e Londra non hanno lo stesso bilancio della città di palermo.
    va inoltre detto che a Palermo non si vedono eventi di importanza internazionale dai mondiali per cui non possiamo vantare di ingenti risorse finanziarie per cui io per adesso mi accontenterei del restauro.Poi passere a costruire enormi grattacieli ma in periferia…vorrei ricordare che londra non è cosi maestosa e armoniosa come qualcuno vuole far credere che i grattacieli non sono in pieno centro ma a leeverpool street che in una città che conta sette milioni di abitanti non hanno nemmeno un viale, che il megaschermo a piccadilly circus è una finta imitazione di time square di new york.

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